INTERVISTA Nesli: “Torno con la stessa energia di vent’anni fa, ma con tanta consapevolezza”

INTERVISTA Nesli: “Torno con la stessa energia di vent’anni fa, ma con tanta consapevolezza”

7 Gennaio 2022

E’ uscito il 7 gennaio, Confessione – Story (Artist First) di Nesli, il primo estratto di un nuovo progetto discografico che vedrà l’artista impegnato in una serie di pubblicazioni durante i prossimi mesi.

Prodotto da Nesli e RaffaeleLittorio, Confessione – Story è una lettera che scrive a se stesso, di getto. È come un allenamento prima di un incontro, il respiro prima del salto. L’album, prodotto da Nesli con il suo nuovo team, sarà un progetto pieno di vita, dolore, sangue e sudore; ma anche un disco libero, profondo e autentico, proprio come questo primo estratto. Il nuovo progetto di Nesli ha avuto inizio lo scorso 29 dicembre, con la pubblicazione in digitale di Ego, il primo disco dell’artista, per la prima volta dopo diciotto anni dalla sua uscita iniziale.

Intervista Nesli

E’ uscito “Confessione – story”, il tuo nuovo singolo. Di cosa parla questo brano? Come è nato?

Il brano è una lettera, infatti non è una canzone strutturalmente canonica, non ha ritornelli. E’ una canzone più vecchio stile, si articola come un vero e proprio discorso. Una lettera che ho scritto a me stesso, esattamente qualche mese fa, quando ho iniziato a capire che si era concluso un periodo importante della mia carriera, e che ne stava cominciando un altro. E’ una fotografia di quel momento, per ricordarmi da dove sono partito, all’inizio di ogni verso uso la parola “forse“, con il dubbio, ed è esattamente quello che accade a tutti quando, indipendentemente dal tipo di lavoro e carriera che si svolge, ci si pone delle domande, una sorta di resoconto. Il mio resoconto coincideva con un periodo importante, con i miei quarant’anni, con una crisi esistenziale naturale, e la cosa più facile è stata togliere, ho cambiato tutto, dalla vita privata a quella lavorativa, se non lo avessi fatto in quel momento, non sarei più stato in grado di farlo. Erano scelte e decisioni che avrei dovuto prendere forse prima, le stavo meditando da un po’, si arriva sempre ad un punto in cui ci si ritrova schiacciati dai pensieri e “Confessioni” rappresenta questo momento, il momento in cui prendere le decisioni.

Sono passati tre anni da “Vengo in pace”, il tuo ultimo progetto. Cosa è accaduto in questo periodo?

Vengo da un periodo discografico, con “Vengo in pace” e “Kill Karma“, non fortunatissimo, che a loro volta arrivavano da un album di grande successo con “Andrà tutto bene“, la mia carriera è un po’ una montagna russa, fatta di alti e di bassi. Avevo fatto una pubblicazione conclusiva di un ciclo discografico con un team di lavoro, e il silenzio che ne è conseguito è dovuto a varie cose, una sicuramente è un periodo fisiologico di gestazione del disco, in genere io due anni tra un disco e l’altro me li sono sempre presi, e l’altra è stata sicuramente la pandemia, che ha ritardato un po’ tutto, ho colto l’occasione però per costruire un progetto che mi rispecchiasse maggiormente, avendo a disposizione più tempo. Questi tre anni sono stati, da un lato un periodo naturale, dall’altro imposto, che mi hanno realmente consentito di portare a casa tutti questi cambiamenti.

Hai dichiarato “La mia vita è come la mia musica e viceversa, avrei voluto gestirla in modo diverso a volte ma mi sono sempre fatto trasportare da quello che sentivo, vivendo e scrivendo a modo mio.” Tante cose anche logistiche sono cambiate, dal team di lavoro all’etichetta. Ti sei pentito di qualcosa? Possiamo considerarla una rinascita per te?

Ancora oggi, faccio fatica a perdonarmi alcune cose, alcuni errori della mia vita e della mia carriera e quando non ti perdoni qualcosa, ti porti un peso addosso, devi essere consapevole di fare un percorso che ti aiuterà a perdonarti. Io non mi fido di quelli che dicono “Tornassi indietro non cambierei niente“, io cambierei un sacco di cose, proprio perché le ho fatte ho adesso l’esperienza di capire e di dire cosa può essere giusto o sbagliato, buono o cattivo. La condanna è una cosa, il giudizio è tutt’altro, è un’opinione, è vedere qualcosa che magari gli altri non sono in grado di vedere, è comunque un punto di vista e vale tantissimo. Io tornassi indietro tanti errori non li rifarei, vorrei evitarmi certi dolori, alcune scelte che mi hanno fatto male me le eviterei, detto questo è ovvio che non posso, ma questa consapevolezza mi fa agire nel mio presente per non ripetere degli errori.

Lo scorso anno sei tornato sul palco del Festival, durante la serata delle cover con Fasma. Come è stato tornare su quel palco e ti è balenata l’idea di partecipare in gara?

Non sono uno di quelli che scrive il pezzo per Sanremo ma che quando scrive i pezzi, cerca di capire se ce n’è uno papabile per il Festival. Ambisco sempre a quel palco, alla possibilità di presentare e presentarmi all’Ariston con un inedito, essendo un grande fan della kermesse. Quest’anno non mi sono presentato, il prossimo mi piacerebbe perchè ho un pezzo che mi rappresenta bene a Sanremo. Tornare lo scorso anno a cantare “La fine” nella serata degli ospiti, dei pezzi storici, è stata una grande conferma di quello che è diventato quel brano per le persone.

Avete interpretato insieme “La Fine”, cosa ti suscita il fatto che ancora oggi, un brano di oltre dodici anni fa, sia così amato e apprezzato?

Ho un amore smisurato per questo pezzo, per quello che mi ha portato, e perché comunque in tanti momenti di fragilità della mia carriera, pensare di aver scritto un evergreen della musica italiana, mi fa pensare “qualcosa di giusto l’hai combinato”, allo stesso tempo lo “odio” perché vorrei dire alla gente “Sapete che ne ho scritte davvero tante altre?”, ma va bene così anche perché, se devo essere onesto, non sono ipocrita, le altre mie canzoni non le ha cantate Tiziano Ferro. Tiziano ha portato quella canzone dove io non avrei potuto, dove non sarebbe mai neppure potuta arrivare da sola, mi piace pensare che i brani sia un paio di ali, che se le metti li non vanno da nessuna parte, se le metti nella schiena giusta, volano bene.

E’ uscito in digitale da qualche settimana e prossimamente anche in vinile ed. limitata “Ego”, il tuo disco d’esordio, ormai diventato introvabile nei negozi da diverso tempo. Come mai hai deciso di “ricominciare” dal tuo esordio?

Nel momento in cui avevo elaborato tutti i cambiamenti di questo periodo, e la volontà di ripartire, mi sono detto “Sarebbe bello ripartire, da dove sono partito vent’anni fa”. Sono tornato ad essere produttore di me stesso, ho fatto tutta la direzione artistica del disco, sono tornato protagonista del mio film. Quel disco è stato la colonna sonora mia e della mia adolescenza, ma anche di tante persone che iniziavano a seguirmi. Lo devo a quel disco, a chi ha reso quel disco quello che in qualche modo è.

Cosa è cambiato invece da quel Nesli di “Ego” al Nesli di oggi?

In realtà oggi, a quarant’anni, sono lo stesso Nesli di vent’anni fa ma con alle spalle con tutta l’esperienza di questi vent’anni. Mi sono riscoperto con questa grande energia, quella che avevo a vent’anni con “Ego“, la mia passione è identica ma sono quello che a vent’anni vedevo e ammiravo in grandi artisti. Ci sono stati dei momenti difficili, duri, in cui mi sono fatto tante domande e la depressione, quando arriva da un momento di successo è un conto, quando arriva in seguito ad un momento di incertezze, è un altro sapore. Trovarsi dentro ad una pandemia, con alle spalle un periodo non serenissimo, è stato tutto amplificato e difficile. Ci sono stati momenti in cui avevo perso la bussola e mi chiedevo cosa avessi dovuto fare. Capire oggi, che in realtà quella passione, quell’energia ancora c’è, mi ha dato grande forza.

Abbiamo parlato del passato, del presente con il tuo nuovo singolo, cosa ci aspetta per il Nesli del futuro?

Ho lavorato tantissimo in questo ultimo anno, non mi sono mai fermato, ho voluto scrivere e produrre canzoni nuove, sono uscito a dicembre dallo studio con un album, che sarà composto da una ventina di canzoni, con la volontà però di pubblicarne singolarmente un po’, prima della sua uscita integrale. Mi piacerebbe con cadenza mensile far uscire un brano nuovo, questo sarebbe il mio regalo per me stesso, e per il quale ringrazio Artist First, che mi concede di realizzare, perché è un’idea fuori dalle logiche discografiche.