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Amazon Prime Video – La recensione di “Ferro”, il film di Tiziano Ferro

7 Novembre 2020
E’ uscito lo scorso 6 novembre Ferro, il documentario Amazon Original in esclusiva su Prime Video in Italia e in tutto il mondo. Il film, ambientato tra Italia e Stati Uniti, è un viaggio intenso e potente nella vita privata e professionale di Tiziano Ferro.
Mi piace l’idea – dice Tiziano – che l’esperienza di una persona, quella degli altri di una canzone o quella di vita che racconto nel film, sia una verità intoccabile, incriticabile, perché quando racconti una storia può creare controversie o esser abbracciata, può piacere o meno, ma nessuno può cambiarla: esiste, è lì ed è tua, forte della verità.
Partiamo con il dire che Ferro non è la storia di Tiziano Ferro, o meglio, l’essere un personaggio, l’essere un artista non è il fulcro del film. Una sorta di “backstage” della vita di una persona come tante, che ha fatto della musica il suo lavoro, la storia dei sacrifici fatti per raggiungere un sogno e di quali ostacoli ha dovuto superare per ottenere l’agognata calma.
Il film si apre con una scena molto forte, una seduta agli alcolisti anonimi. Ferro è veramente una storia autentica, è una storia in cui tante persone possono ritrovarsi, anche senza essere una star mondiale, è la storia della ricerca di se stessi e di tanti, tantissimi ostacoli da superare. La musica per Tiziano è stata la salvezza, tanto che nel film dice che:
La musica è stata, fin da quando ero bambino, l’unica cosa che avevo. Ho trovato un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconosco.
Ecco, questa frase è la chiave di tutto. C’è veramente tanta carne sul fuoco, dal bullismo al coming out, dall’alcolismo all’obesità, di come il suo lavoro abbia condizionato sia in positivo ma anche in negativo la sua vita, una carriera, che nei primi dieci anni, non ha consentito a Tiziano di essere nemmeno lontanamente se stesso, dover bypassare le domande di routine sulle varie fidanzate, il fatto di non mangiare per cercare di avere un’aspetto gradevole, che gli consentisse di firmare un contratto discografico, l’alcol come unica valvola di sfogo da questo dover apparire a tutti i costi per quello che non era. Ci sono aneddoti davvero raccapriccianti, nel quale si fa una rappresentazione della discografia di allora, e dei suoi meccanismi, purtroppo estremamente reale, e che ritroviamo nelle storie di moltissimi attori, cantanti, presentatori, ecc. Ferro non ha lo scopo di raccontare qualcosa per apparire in un determinato modo, non ha lo scopo di promuovere un progetto discografico, Tiziano ha semplicemente mostrato quello che è la sua vita, nella sua normalità, ecco è questo forse il filo conduttore di tutto il film, la normalità. Mi è piaciuto molto il fatto che Victor, il marito, abbia voluto sottolineare il fatto che, dato che Tiziano è un artista internazionale, tutti si aspettano che faccia una vita estrema, piena di feste e divertimenti, cosa che in realtà non è, l’aneddoto sul fatto che Tiziano ami fare la spesa in solitudine, personalmente l’ho trovato di una forza inimmaginabile perché fa capire quanto il successo possa realmente darti da un lato, e allo stesso tempo ti possa far rimpiangere quella vita normale, dal quale tanti farebbero carte false per scappare. Non lo voglio chiamare documentario, perchè non lo è, è una storia, la storia di un uomo che ha lottato e che ha vinto, e ha vinto sia nel momento in cui riempie uno stadio che quando cuoce le uova a Los Angeles o si mangia una pizza a casa con Brigitte Nielsen parlando del Festival di Sanremo.