Riki, la recensione del nuovo album “Popclub”

Riki, la recensione del nuovo album “Popclub”

4 Settembre 2020

Sono passati ormai tre anni dalla pubblicazione di Mania, l’ultimo album di inediti di Riki, trecento mila copie vendute in carriera, 145 mila biglietti del suo tour venduti nel solo 2018 e una carriera all’attivo in America latina che vanta collaborazioni con artisti come Reik, nel brano Resulta, e con i CNCO nel brano Dolor de cabeza.

Popclub rappresenta la rinascita di Riki, un album tanto atteso dai milioni di fan che lo seguono, un disco innovativo con il quale però non vuole tagliare completamente con il passato. Undici brani interamente scritti dalla coppia Marcuzzo/Scirè, dalle ballad ai pezzi elettronici, Popclub è una sorta di connubio di due realtà molto diverse tra loro, in linea generale convince dal primo ascolto, certo alcuni brani di più di altri ma tutto sommato l’album è ben realizzato, caratterizzato da generi e tematiche diverse. Si apre con Margot, una ballad in cui Riki raccolta la vita di una giovane prostituta, anche in modo crudo, ed estremamente reale per poi passare a Strip che rappresenta l’esatto opposto della precedente, un beat dai richiami agli anni novanta, in cui il protagonista si aggira tra alcol e strip-tease. Con Idee di noi, si torna ai suoni proposti con i precedenti lavori, una sorta di sequel di Perdo le parole, simile nel mood, sui suoni e anche nell’interpretazione. Si prosegue con Lo sappiamo entrambi, brano con il quale Riki ha partecipato al Festival di Sanremo, riscuotendo non poche critiche, e fatemelo dire anche un po’ immeritate, ha una buona melodia e un testo interessante, non è la classica ballad che si sente ogni anno alla kermesse.

Da club è il pezzo che più strizza l’occhio all’industria discografica d’oltre oceano, un sound forte che porta immediatamente l’immaginario a quel mondo musicale. Litighiamo è uno dei pezzi più interessanti del disco, una fusione di melodie pop, vocoder e ritmiche trap, un ritornello forte che rimane in testa da subito, pur non avendo le caratteristiche del tormentone. L’ascolto prosegue con il primo pezzo che ha anticipato la pubblicazione dell’album, Gossip, un brano apparentemente leggero che però porta con se il racconto di quanto la gioventù di oggi abbia necessità di apparire, di dover dimostrare al mondo di essere sempre al top, talvolta mostrarsi anche per come non si è pur di farsi notare. Con Piccole cose e con Come mi vuoi si torna in atmosfere più intime, due ballad in cui si ritrova quel Riki che avevamo lasciato con Mania. Chiude l’album Petali e vocoder, un reading costruito su una suite per piano e archi volto a sensibilizzare sul tema del cambiamento climatico, una lettera ispirata dai messaggi che la giovane Greta Thunberg ha sempre rivolto al mondo negli ultimi anni.

Questo Popclub è un disco di transizione, che traina esattamente verso quale sarà la direzione che Riki vuole intraprendere dal punto di vista musicale. Riccardo ha sempre dimostrato di essere onesto con la sua musica, e di mettere coraggio e intenzione in tutto ciò che fa, l’unica pecca è che probabilmente manca la vera e proprio hit, anche se sembra quasi che sia lo stesso artista a non averla voluta inserire in questo progetto, come se volesse porre l’accento su altri aspetti del suo repertorio, sul contenuto piuttosto che sulla forma.

Brani più forti: Margot, Strip, Lo sappiamo entrambi, Litighiamo, Gossip e Petali e vocoder.