
12 Luglio 2017
Abbiamo intervistato Leonardo Lamacchia, finalista dell’ultima edizione del Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte.

Leonardo con Le chiavi del mio mondo racconta il disorientamento, la vulnerabilità, il senso di inadeguatezza che sono epocali nell’universo fluido del XXI secolo, ma anche generazionali per un ventenne. Nella canzone come nel video che lo ritrae in balia di un temporale sulle coste pugliesi a lui tanto care il vacillare dei punti di riferimento, questo Camminare senza gravità sono vissuti anche con leggerezza e divertimento: diventano un gioco, evocano un vecchio che lo consola dall’altra parte dello specchio, si trasformano in una buffa allucinazione che proietta Leonardo in messaggi promozionali televisivi e film noir anni Quaranta. D’altra parte, rispetto alla canzone sanremese, ne Le chiavi del mio mondo i suoni si tingono di elettronica, il ritmo accelera e la musica avvolge in un velo di ironia il testo della canzone testo e musica sono di Gianni Pollex).
Leonardo, coautore delle sue canzoni oltre che interprete, scrive partendo dal pianoforte; ha solo 23 anni ed ha scelto la musica come linguaggio attraverso cui narrare il suo vissuto, filtrare i sentimenti, affrontare le fragilità. Ma la storia d’amore tra lui e la musica inizia molto lontano: cantare a sei anni in un coro di voci bianche era per lui un modo per sentire la propria voce amplificata, più forte, sorprendentemente bella e maestosa. Poi la voce è diventata baritonale senza perdere la lucentezza iniziale ed ancora dodicenne, Leonardo ha iniziato a sognare di calcare i palchi da solista; così ha intrapreso lo studio del pianoforte, si è avvicinato – curioso e impaziente di crescere – a tantissimi generi musicali diversi: la musica classica e lirica, il rock e l’indie-rock, la musica d’autore italiana e francese. Adolescente è salito sul palcoscenico del Teatro Petruzzelli di Bari ed ha capito che nutrire quel sogno, custodire quella bolla magica nella quale era appena entrato, sarebbe stato l’obiettivo della sua vita.
Intervista
Hai solo 23 anni ed hai scelto la musica come linguaggio attraverso cui narrare il tuo vissuto. Come è nata questa passione?
E’ una passione nata quasi con me. Ero bambino quando chiesi ai miei genitori di portarmi nel coro della parrocchia di quartiere. Ogni domenica volevo essere li con loro. Da li non mi sono più fermato e mai lo farò
Come ti sei sentito quando quest’anno sei arrivato tra i finalisti di Sanremo Giovani? Cosa ti ha trasmesso?
Il palco d’Italia, il palco che mi ha fatto crescere tantissimo e mi ha dato la possibilità di lavorare con molti professionisti del settore. Mi ha dato sicuramente speranza e consapevolezza. Devo molto all’Ariston.
Mi è capitato spesso di perdere le chiavi del mio mondo e, ai giorni d’oggi, capita un po a tutti. Il rimedio è quello di dedicarsi al 100% alle nostre passioni perché saranno proprio loro a salvarci… “cambierà”.
Cosa ci dobbiamo aspettare da questa canzone e da te in questa estete?
Sicuramente questo pezzo mostra una parte diversa da quella mostrata a Sanremo con un sound totalmente diverso. Quest’estate ci sono. Molti appuntamenti in giro per l’Italia tra cui le aperture a Fabrizio Moro, Max Gazzè, Brunori Sas e le già passate aperture di Ermal Meta.